Assolti dopo tre anni trascorsi lontano dallo stadio

TERAMO – Sono stati tre anni fuori dagli stadi ma oggi sono stati assolti. E chiedono i danni allo Stato. E’ la vicenda di tre giovani ultrà teramani, Simone De Iuliis, Danilo e Alfredo Vischia che hanno ricevuto un Daspo (il famigerato provvedimento di allontanamento dagli impianti sportivi per i tifosi violenti) della durata di tre anni per aver ingiuriato un dirigente della questura di Teramo. Il processo celebrato a molta distanza da quel provvedimento invece immediatamente esecutivo, li ha scagionati. L’oltraggio a pubblico ufficiale, cioè, non sussisteva: non furono loro a offendere il poliziotto. L’episodio si verificò nell’agosto 2011, al termine dell’amichevole allo stadio di Piano d’Accio tra il Teramo e il Pescara. Una trentina di ultrà del Teramo furono trattenuti all’interno dell’impianto mentre tutto il resto del pubblico defluiva, per evitare pericolosi contatti con la tifoseria ospite. Tra questi, i tre, che avrebbero rivolto frasi offensive a un dirigente della questura, oggi in pensione, che li denunciò. Nei loro confronti scattò subito il provvedimento del questore che gli vietava l’ingresso alle manifestazioni sportive per tre anni, periodo che scadrà il prossimo mese di agosto. Il processo, celebrato con ritardo, ha detto un’altra cosa seconda la sentenza del giudice del Tribunale di Teramo, Massimo Biscardi che adesso autorizza gli imputati assolti, a chiedere il risarcimento dei danni allo Stato. Proprio per quel Daspo applicato «prima che ci fosse un giudizio penale sui fatti che realmente si sono consumati allo stadio quella sera» sostiene l’avvocato dei tre, Nello Di Sabatino. «La misura che fa scattare il divieto di accedere alle manifestazioni sportive lede e limita la libertà dei singoli quindi deve essere applicata con rigore. Invece, in questo caso come in altri, l’applicazione della misura arriva prima che in sede processuale si accertino i fatti oggetto di contestazione. Oggi una sentenza dice che i tre tifosi sono innocenti, intanto per quasi tre anni, in modo ingiusto, sono stati tenuti lontani dagli stadi e dalla propria squadra».